Sul pride dell’8 Luglio a Firenze

11 Luglio 2023

Siamo scossɜ e addoloratɜ per quanto è accaduto sabato al Toscana Pride.
Quando in una manifestazione pacifica come la nostra si verificano momenti di tensione e scontri tra polizia e le collettive antagoniste a perdere siamo tutte e tutti.
Come Comitato Toscana Pride ripudiamo l’uso della violenza, da qualunque parte arrivi.
Al momento del concentramento le collettive antagoniste che si sono presentate a volto coperto, e avevano con sé fumogeni, vernici e bottiglie di vetro, si sono posizionate in testa al corteo, prima della partenza, bloccando l’inizio della manifestazione.
I nostri ripetuti tentativi di mediazione anche precedenti alla parata durante le assemblee pubbliche cittadine, non sono andati a buon fine e per questa ragione – per evitare che la situazione potesse degenerare a causa della grande concentrazione di persone nei viali e al caldo sofferto soprattutto dai bambini e dalle bambine presenti nella prima parte del corteo – abbiamo accettato che il Corteo fosse aperto da loro. Lo abbiamo fatto non condividendo i metodi ma per garantire la sicurezza delle persone presenti al concentramento.
Durante il percorso ci sono stati momenti di tensione – nei quali siamo riuscitɜ ad evitare il peggio – ma una volta raggiunto il palco le collettive antagoniste che durante il corteo che ci avevano assicurato che si sarebbero disperse, hanno invece forzato l’area transennata per impedire il regolare svolgimento dell’ultimo atto della manifestazione. Specifichiamo che l’area transennata era stata predisposta come zona di decompressione per persone disabili e famiglie arcobaleno. La richiesta delle collettive antagoniste, non negoziabile, era quella di intervenire subito dal palco. Anche in questo caso, dopo averle invitate più volte a liberare l’area per motivi di sicurezza legati alla presenza di bambini e bambine, il Comitato ha proposto loro di fare un intervento alla fine della scaletta già prevista in precedenza. I momenti di tensione che sono seguiti hanno visto l’intervento delle forze dell’ordine, un intervento non voluto che ha generato scontro tra le parti. Ci teniamo a precisare che la sicurezza e l’ordine pubblico di una manifestazione non dipendono dal Toscana Pride. Ogni anno cerchiamo di organizzare gruppi di volontarɜ per assicurare una manifestazione sicura per chi partecipa, una sicurezza autorganizzata che punta a fare da raccordo tra chi partecipa e le autorità locali di pubblica sicurezza. Lo abbiamo fatto anche quest’anno tentando di mediare affinché un episodio come quello successo non dovesse far parte della nostra manifestazione.
I successivi discorsi dal palco si sono svolti in una situazione di grande rischio per chi li ha pronunciati, tra fischi, cori e tentativi di forzare nuovamente il blocco delle transenne. Durante i discorsi, il Comitato ha preso le distanze da quanto è accaduto, stigmatizzando la violenza che si è scatenata durante gli scontri e ha dato ampio spazio di parola alle collettive antagoniste, annullando tutti i momenti di spettacolo che erano stati previsti in segno di rispetto.
Il nostro Comitato è nato in occasione di una chiamata al Pride nel 2016, proprio a Firenze. Siamo una realtà fatta di associazioni di tutto il territorio della Toscana con vissuti, sensibilità e metodi politici diversi. E siamo orgogliosɜ di ognuna dele associazioni che compongono il Comitato e del lavoro prezioso che svolgono ed è per questo che sfileranno sempre insieme a noi. Tenere insieme una piattaforma regionale è difficile ma crediamo sia anche un valore aggiunto e un richiamo all’unità e alla collaborazione tra soggetti LGBTQIA+.
Quello che cerchiamo di portare ogni anno è una proposta di Pride in dialogo con le istituzioni (120 patrocini da Comuni, Università e Ordini professionali) e in rete con altre associazioni, sindacati, gruppi e soggettività. Una proposta di cui siamo orgogliosɜ. Sappiamo che ci sono altri modi di fare il Pride e posizionamenti diversi dai nostri che rispettiamo in quanto rappresentano un valore aggiunto nell’elaborazione politica collettiva.
Crediamo nel conflitto ma non nella violenza, sia fisica che verbale, e i metodi con cui ci siamo trovatɜ a confrontarci sabato ci hanno coltɜ impreparatɜ perché non fanno parte della nostra pratica politica.
Quanto è accaduto ci addolora e apre al nostro interno un momento di riflessione ed elaborazione. Speriamo però che questo episodio interroghi noi tuttɜ sul nostro modo di stare insieme e sulle pratiche con cui farlo. Perché rivendicare istanze con gli stessi metodi prevaricatori, sleali e violenti dei nostri oppressori per noi rimane inaccettabile. Il nemico è là fuori e non dentro il movimento LGBTQIA+*.

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